Marija Gimbutas, archeologa e linguista di
fama internazionale, scoprì, da alcune sepolture della vecchia Europa, che
erano le donne a svolgere i ruoli religiosi più prestigiosi in alcune antiche società
dell’Europa.
Inoltre il fatto che le
donne avessero ruoli importanti nella vita della vecchia Europa non significava
che a essere oppressi fossero gli uomini.
Un’altra autrice, Riane Eisler, parla
infatti di gilania e società della partnership per trovare un’alternativa a due
modelli societari unilaterali quali: patriarcato e matriarcato[1].
Da molte testimonianze archeologiche,
artistiche e linguistiche si evince che nella preistoria prosperarono società
più pacifiche di quelle attualmente conosciute.
Rispetto a queste
società arcaiche emergono poche tracce di distruzione legata a guerre e scarsa
presenza di fortificazioni. Anche nell’arte del neolitico si nota l’assenza di
scene di violenza e di scene di uomini che uccidono altri uomini o di uomini
che violentano donne.
Non veniva normalizzata, attraverso il linguaggio artistico, la violenza sessuale e dunque resa accettabile per la società (contrariamente a ciò che invece è avvenuto all’interno del nostro retaggio greco-romano).
Non veniva normalizzata, attraverso il linguaggio artistico, la violenza sessuale e dunque resa accettabile per la società (contrariamente a ciò che invece è avvenuto all’interno del nostro retaggio greco-romano).
Dall’arte e dai doni
funerari si evince invece che le donne fossero state sacerdotesse e che
ricoprissero importanti cariche religiose. Sempre dai doni funerari traspare come
la struttura sociale fosse più egualitaria, con meno timore delle differenze, e
meno caratterizzata da profonde disuguaglianze di ordine sociale, economico e
politico. Non sono mai comparse tutt’ora prove evidenti della subordinazione
femminile nei confronti dell’uomo nelle cosiddette antiche società gilaniche o
mutuali.
L’arte prodotta dalle
comunità basate sul modello mutuale,
piuttosto che celebrare il potere di dominare e distruggere, si concentrava sul
piacere di dare, alimentare e illuminare la vita.
Palazzo di Cnosso, sala dei delfini. I temi naturali sono i più ricorrenti nell'arte minoica |
Il simbolo delle società
della partnership è il calice, il
Graal dei poteri creativi del femminile.
L’arte neolitica ci
informa su ciò che le popolazioni consideravano importante: non solo il sesso,
ma anche la nascita, la morte, tutti i cicli naturali, i ritmi del sole e della
luna.
L’arte, come la concezione di
vita, rendeva onore ai poteri creativi della natura, mediante immagini sessuali
e di celebrazioni della nascita. Qui per sessualità non si intende ciò che
gratifica l’ego del maschio ma lo scambio erotico che dona vicendevolmente piacere
e soddisfazione a donne e uomini.
Quindi la concezione
artistica, filosofica, naturalistica, sessuale e amorosa delle società gilaniche
è molto diversa da quelle della società
della dominanza, come quelle greche-romane e come la società in
cui viviamo. La bellicosità (interna e esterna) di una società e il degrado
della condizione femminile spesso si presentano direttamente proporzionali.
Sicuramente non erano società perfette, la
violenza anche se in misura inferiore esisteva anche lì, ma la ricerca di una migliore qualità della vita e
della gioia di vivere erano i valori perno sui quali si basata l’intera
società.
Affresco di un grifone |
Uno dei più celebri
esempi di società gilanica sembrerebbe essere stata la civiltà cretese. Dalle opere artistiche è immediatamente
evidente l’assenza di idealizzazioni del potere distruttivo e della violenza tipiche
di società maschiliste. Infatti la pace all’interno della società cretese durò millecinquecento
anni.
Molti ritrovamenti
testimoniano come la religione cretese sia rimasta fedele a una concezione
femminile di divinità. E' stata ritrovata la rappresentazione di una donna
circondata da processioni di uomini che la omaggiano e donne
sacerdotesse che diffondono le benedizioni al popolo.
Inoltre si suppone addirittura che
sul trono sedessero delle Regine e che il governo fosse di stampo pacifista e
femminile. L’architettura della città, degli edifici privati e pubblici e dei
luoghi di culto erano caratterizzati dalla ricerca
della bellezza, della vivibilità piuttosto che dell’imponenza delle opere
fine a se stessa.
Nulla indica che le
risorse monetarie di Creta fossero investite (come avviene nelle nostre società)
in tecnologie di distruzione. Al contrario, risulta evidente che le ricchezze
di Creta servissero soprattutto a mantenere un modo di vita armonioso, elegante e il più possibile a
contatto con la natura.
Queste conoscenze
rispetto all’antica Creta pre-patriarcale fanno meditare su alcuni dei valori
sui quali è fondato l’Occidente, e non solo, del mondo.
Riprendendo le parole
della Gimbutas:
“Rifiuto l’assunto secondo il quale con il termine civiltà ci si
riferisce necessariamente a società guerriere maschili. La base di ogni civiltà
risiede nel suo livello di creazioni artistiche, di conquiste estetiche, di
valori non materiali e di liberà, che danno significato, valore e gioia alla
vita per tutti i suoi cittadini, così come un equilibrio di potere tra i due
sessi.”
Concludendo, l’esempio
di Creta fornisce un esempio reale e virtuoso di modello societario gestito con spirito femminile e un invito, più
che mai attuale, per le nostre società a forte componente maschilista,
a lasciarsi illuminare dai valori e dai tesori del femminile autentico.
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Come Moon Mother di Catania, sto aderendo al Festival della Benedizione del Grembo con una serata gratuita dedicata ai trattamenti di Miranda Gray e alla Benedizione Mondiale del Grembo.
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